Stasera su RAI 1 va in onda il film “Brave ragazze”, diretto da Michela Andreozzi. Il film è prodotto da Isabella Cocuzza, Arturo Paglia e Antonia Nava, ed è una co-produzione italo-spagnola Paco Cinematografica, NeoArt, Producciones e Vision Distribution.

La Trama

Il film è ambientato in una Gaeta del 1981, dove quattro donne disoccupate e frustrate nelle loro aspirazioni provano a cambiare il corso della propria vita.

C’è Anna, figlia della portinaia di uno stabile: donna sola con due figli da mantenere, saltuariamente fa le pulizie; Maria è religiosissima e vittima di un marito alcolista e violento, che la usa solo per avere un figlio.

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Poi ci sono le sorelle Chicca e Caterina, la prima lesbica con nel cassetto il sogno di lasciare l’Italia per l’Inghilterra, la seconda che aspira a frequentare l’università a Roma.

Tutte e quattro sono unite dal quel coraggio di chi ha poco da perdere e insieme decidono di svaligiare la banca del loro paese travestite da uomini. La rapina apparentemente riesce.

Ma c’è lui, il commissario Morandi, che appena arrivato a Gaeta è andato ad abitare nello stabile dove la madre di Anna fa la portinaia. L’uomo, iniziando ad indagare sul caso, dà vita ad un vortice di eventi spericolati destinato a stravolgere il destino delle “brave ragazze”.

Il film è ispirato da una storia vera.

La sceneggiatura, scritta dalla stessa Andreozzi e Alberto Manni con l’assistenza di Alessia Crocini, è ispirata a una storia realmente accaduta in Francia alla fine degli anni ottanta del XX secolo.

Secondo quanto riportato dalle cronache, cinque amiche di Avignone, tutte ragazze madri tra i venti e i venticinque anni ribattezzate dalla stampa le amazzoni o le mamme rapinatrici (in francese les mamans braqueuses), misero a segno diversi colpi a mano armata nella Vaucluse.

Le cinque donne hanno messo a punto un segno per un totale di poco più di 300 000 franchi (circa 50000 €) tra il 1989 e il 1992. La giustizia ha fatto il suo corso e le donne sono state arrestate e condannate, nel 1996, a pene lievi tra i 6 e i 18 mesi di detenzione.

La soluzione del caso e davvero incredibile

Le storie delle donne, ispirata ad un caso vero, mette in luce un aspetto davvero molto particolare.  Infatti passa il messaggio che “erano solo quattro brave ragazze” e anche i giudici hanno colto le persone che avevano davanti e hanno applicato tutte le attenuanti del caso.

Ma la cosa più incredibile è che l’opinione pubblica si è schierata dalla loro parte. La gente le ha capite e perdonate. Si può sbagliare e bisogna pagare: ma è giusto anche rimediare per il reinserimento sociale.

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