Un momento che ha fermato un istante che avrebbe portato a sicura salvezza Donatella Colasanti. La lotta fino all’ultimo respiro dopo ore di ripercussioni fisiche e morali. L’immagine che ha fatto il giro del mondo.
Una foto simbolo
Il simbolo della ferocia inaudita era rimasto impresso sul caso di femminicidio più tragico della cronaca nera. Il massacro del Circeo si è rivelato in tutta la sua brutalità anche grazie ad uno scatto che fermò un passaggio di storia indelebile. Il fautore fu un giornalista che si trovò, come si suol dire, nel posto giusto al momento giusto.
Tutti abbiamo avuto modo di visionare una foto che lasciò allora, e ancora oggi, interdetti. L’obiettivo della macchina fotografica veniva puntata verso l’imminente apertura del cofano di una 127 bianca. Era l’auto dei tre carnefici senza remore che avevano lasciato l’auto incustodita mentre andavano a mangiare in una trattoria. Fu la fortuna per l’unica superstite Donatella che approfittò della loro assenza per chiedere aiuto.
Le violenze e l’omicidio
Izzo, Ghira e Guido avevano sprecato molte energie accanendosi sui corpi delle povere vittime. Durante il viaggio di ritorno i tre uomini scherzavano e ridevano poi a tratti si zittivano ammettendo, con sarcasmo, di trasportare due morte nel bagagliaio. Avevano adescato due minorenni e con la scusa di una festa, le avevano condotte lontano da casa in una villa solitaria. Le due vengono picchiate e brutalizzate a turno, e infine vengono chiuse in un bagno. Provano a ucciderle a mani nude, ma dimostrano di non essere killer professionisti.
La cena salva Donatella
Rosaria Lopez perde la vita, mentre Donatella Colasanti, fingendosi morta, riesce a salvarsi. Le due ragazze vengono poi messe in sacchi di plastica e caricate nel portabagagli della loro auto. I tre aggressori, convinti che le ragazze siano morte, partono verso Roma scherzando e ridendo nel tragitto. Arrivati in via Pola, nel quartiere Trieste a Roma, scendono dall’auto e vanno a cenare in un ristorante poco distante, lasciando le vittime nel portabagagli.
La scoperta
Un uomo di passaggio si ferma, sente dei lamenti provenienti dal portabagagli dell’auto e dà l’allarme. Il cofano viene forzato, e in quel momento viene catturata una delle immagini più forti e significative degli anni Settanta in Italia. La foto ritrae Donatella Colasanti, sconvolta, coperta di lividi e sangue, affacciarsi dal baule dell’auto.
Il fotografo Antonio Monteforte scatta quella foto. Come spesso accadeva in quegli anni, era collegato costantemente con una radio sintonizzata sulle frequenze delle forze dell’ordine. La chiamata arriva alle 22.50: «Centrale… c’è un gatto che miagola nel baule di una 127 in via Pola».