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Circeo: la vita di Donatella dopo il massacro

massacro del circeo

Donatella Colasanti (instagram)

A quasi 50 anni dalla vicenda drammatica, il massacro del Circeo torna prepotentemente grazie ad una fiction Rai. La storia di Donatella e Rosaria colpisce al cuore per la crudeltà del loro trattamento brutale e animalesco: non più persone ma oggetti di divertimento in mano ad atroci assassini.

Una vita piena di sogni

Donatella è giovane, ha soli 17 anni ma il suo carattere è indomabile come i suoi ricci. La sua preziosa amica è Rosaria. Vivono nei palazzoni del quartiere della Montagnola, con una vita quotidiana scandita da una chiesa, un bar, un giardinetto per i cani e la scuola. Quanto le sta stretta questa vita alla giovanissima Colasanti? Tanto. La voglia di evadere si fa sentire ma i suoi sogni vengono bruscamente interrotti quel tragico giorno di settembre del 1975. Una data che ha sognato una svolta nel mondo delle donne.

Donatella viva grazie ad un escamotage

Donatella sopravvive, ma la sua vita subisce una trasformazione radicale. Da quel tragico momento, il suo nome diventa noto a livello nazionale attraverso giornali, radio e televisioni, ma la fama che sperava di ottenere sul palco o di fronte alla macchina fotografica si materializza in modo opprimente attraverso la cronaca nera. Colma di rabbia, Donatella diventa una giovane donna con una missione chiara: ottenere l’ergastolo per gli assassini. Per questo motivo, accetta l’offerta di Teresa di diventare la sua avvocata.

Simbolo del femminismo

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La giovane vittima accetta anche di diventare un simbolo del movimento femminista. Quest’ultimo vede in quel processo un’opportunità per esplodere e per sostenere la causa. La sua vita si trasforma così da una ricerca personale di fama a una lotta più ampia per la giustizia e i diritti delle donne.

Donatella si trova ad affrontare una battaglia interiore. Combatte non solo per ottenere giustizia per l’amica che ha perso, ma anche per far valere la sua voce in un mondo che troppo spesso cerca di parlare al suo posto. La Colasanti si trova così al centro di una lotta non solo legale, ma anche identitaria, dove cercare di bilanciare ciò che vuole per sé stessa con le aspettative esterne può risultare un compito difficile e pericoloso.

La vita dopo la tragedia

La sua vita dopo i fatti tragici fu sempre subordinata a quel drammatico episodio. Niente sarebbe stato più come prima: «Ho sempre amato le cose belle, la musica. Quello che è successo non ha intaccato questa passione. Anzi, oltre al lavoro alla Regione, ho sempre coltivato un’attività di artista:  ho scritto poesie, ho recitato in teatro. Ma negli ultimi anni ho dovuto sospendere per dedicarmi alle mie battaglie giudiziarie”

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