Il 7 agosto del 1990 avvenne il delitto di via Poma. La vent’enne Simonetta Cesaroni è stata barbaramente trucidata nello stesso ufficio dove lavorava. Tutti gli indagati o sospettati di allora oggi sono scagionati. Il colpevole, dopo 33 anni, non è stato ancora trovato. Questa sera, giovedì 19 ottobre 2023, su Rai 2, andrà in onda il documentario Via Poma. Un mistero italiano che scardinerà i tanti punti oscuri di questa terribile vicenda.

Delitto di via Poma: chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?

Il delitto di Simonetta Cesaroni potrebbe andare incontro ad una svolta a distanza di moltissimi anni. Gli inquirenti indagano tutt’oggi su uno dei cold case italiani più discussi degli anni ’90. Infatti, ad uno dei protagonisti della vicenda sembra essere caduto l’alibi. Tutto è partito da chi ha raccontato al poliziotto Antonio Del Greco, che una delle persone ascoltate anni fa ha detto una bugia sull’alibi.

Queste le ultime dichiarazioni:Ho raccontato tutto agli avvocati della famiglia Cesaroni e sono stato citato in Procura. La caduta di questo alibi si incastra negli accertamenti fatti all’epoca, che portarono ad un  sospetto verso una persona, che era protetta“. Ad oggi, non sappiamo chi abbia ucciso Simonetta Cesaroni. Il suo fidanzato Raniero Busco, Federico Valle e gli altri in causa sono tutti scagionati.

Cosa è successo in via Poma a Simonetta Cesaroni

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E’ il 7 agosto del 1990 quando Simonetta Cesaroni muore all’interno di un ufficio di via Poma 2, a Roma. Antonio Del Greco, fu chiamato dalla Squadra Mobile, che lo informò di un delitto. Al suo arrivo, scopre che la scena del crimine è stata inquinata.

In quell’ufficio ci sono la sorella di Simonetta con il suo fidanzato, il datore di lavoro, e la moglie di Vanacore, il portiere dello stabile. Inoltre, sempre all’interno del luogo del crimine, ci sono due agenti delle Volanti e quattro della Squadra Mobile.  Simonetta Cesaroni è invece riversa a terra seminuda, con ventinove colpi di oggetto appuntito in corpo. Le uniche tracce di sangue trovate in loco dalla Scientifica sono molto piccole.

La pista che conduce al mostro di Bolzano Marco Bergamo: si conobbero in una chat

Simonetta Cesaroni potrebbe essere stata uccisa da un serial killer? Ci sarebbero nuove piste che conducono al mostro di Bolzano. Ad avanzare l’ipotesi è Paolo Cagnan. Il giornalista e scrittore ha approfondita nel suo libro-inchiesta Anatomia di un serial killer – Marco Bergamo, storia del mostro di Bolzano, alcuni aspetti che potrebbero ricondurre a lui.

La morte della ragazza potrebbe essere legata all’uomo che uccise altre cinque donne a Bolzano e fu poi condannato all’ergastolo. Sul giallo di via Poma ci sono stati tre indagati, tutti però prosciolti. Il portiere Pierino Vanacore, Federico, il figlio dell’architetto Cesare Valle e l’ex fidanzato della vittima Raniero Busco. La sorella di Simonetta Cesaroni, l’anno scorso, è riuscita ad ottenere la riapertura delle indagini, e oggi si percorrono nuove piste. Ma nessuno aveva mai parlato prima del mostro di Bolzano, morto nel 2017 nel carcere di Bollate.

Oggi sembrerebbe che una testimonianza, finora inedita ma figurante negli atti giudiziari, di una ex moderatrice di SysOp, le chat del Videotel, leghi proprio Marco Bergamo a Simonetta Cesaroni. I due si sarebbero conosciuti in chat e tra loro sarebbe nato un rapporto erotico on line. In seguito ad un incontro, l’epilogo è stato l’omicidio di fronte al rifiuto di Simonetta. Marco Bergamo nei suoi femminicidi truci, giunse alla perversione estrema, ossia l’omicidio per godimento.

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