I Cento passi è un film straordinario che ruota intorno alla vita di un grande giornalista e attivista siciliano. La vita di Peppino Impastato nella sua battaglia per la giustizia e per un mondo pulito dalla malavita e dal malessere che ne deriva.
Interpretazione magistrale
Il film è magistralmente interpretato da due attori degni di nota nel panorama cinematografico: Luigi Lo Cascio e Tony Sperandeo. Quest’ultimo si rende protagonista di un monologo che lascia Peppino e il fratello letteralmente terrorizzati. Tutto ha inizio dopo la morte di papà Luigi e vede Peppino e il fratello nel bar con la saracinesca abbassata e al buio. Proprio in questo momento fa il suo ingresso Tano che dice: “Vorrei un caffè”
Il monologo di Tano nel film
In questa scena, Tano Badalamenti utilizza la forma di cortesia “voi” quando parla, ma è evidente fin dall’inizio che si sta rivolgendo solo a Peppino. Il boss di Cinisi, entra in scena con la faccia rivolta verso Impastato. Nonostante la cortesia delle sue parole, è chiaro che non è venuto in modo pacifico e sa di non essere ben accolto. Tano procede con sicurezza, preparandosi da solo un caffè senza aspettarsi che gli venga offerto. Si muove con disinvoltura, dando l’impressione di considerare la taverna come sua proprietà.
Parole di terrore
Nello scontro tra i due, emerge una disparità evidente. Tano gode della libertà di espressione e movimento, potendo guardare, parlare e spostarsi liberamente tra la luce e l’ombra della stanza. Al contrario, Peppino, come il fratello Giovanni, sono immobili e dominata dalla paura. Il discorso di Tano è pacato, calibrato, spaventosamente efficace; impossibile rivalersi. Badalamenti dimostra di essere un avversario forte non solo fisicamente, ma anche nella retorica e nel ragionamento. Il suo monologo mette in difficoltà Peppino, che presto capirà una brutta verità.
L’amara verità
Tano ha un tono che si fa sempre più coinciso. Dichiara che la mafia è responsabile non solo di soprusi, ma anche delle opportunità che gli ha concesso: mangiare, studiare, avere interessi, una cultura, una radio. Il boss mira a far comprendere a Peppino che tutto quello che lui ha avuto è frutto della collaborazione della mafia. Tano ribadisce che tutto il paese va avanti perché grazie al suo intervento, tante famiglie lavorano, mangiano e fanno studiare i figli. Lui, Peppino è un residuo, un frammento ancora sotto il suo controllo, un pezzo della sua carne. Beve il suo caffè, che si è preparato da solo alla macchinetta, per sottolineare che tutto è affare suo, anche la sua vita.