Su Rai 1 è andato in onda il film, candidato a tre Oscar, Il diritto di contare. La pellicola ci trasporta nell’America del 1961, nel pieno della segregazione razziale. Le persone di colore fanno molta fatica ad essere accettate e coinvolte nel mondo lavorativo e nella vita di ogni giorno.
Il coraggio e la tenacia di tre donne afroamericane porteranno alla luce che lo spazio non ammette differenze di genere o pelle che sia.
La matematica afroamericana Katherine Johnson, insieme alle colleghe anche loro afroamericane, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, lavorano al Langley Research Center di Hampton. Sono talenti femminili geniali, donne tenaci, scienziate ma anche madri e mogli dal coraggio e forza ineguagliabili.
Il 1969 segna la svolta per l’umanità: il primo uomo sbarca sulla luna, l’America conquista lo spazio con il lancio della capsula con a bordo l’astronauta John Glenn.
Katherine Johnson, matematica ineguagliabile, viene mandata allo Space Task Group per collaborare con la squadra di Al Harrison. È la prima donna di colore nel gruppo e nonostante diffidenza, sessismo e razzismo riuscirà ad eccellere come scienziata facendosi apprezzare.
La battaglia contro razzismo e sessismo di Katherine è anche la stessa battaglia che combattono Dorothy Vaughan e Mary Jackson, matematica e ingegnere anch’esse di colore. La prima per tutelare le donne di colore assegnate ai calcoli spaziali dal licenziamento per l’avvento del primo calcolatore IBM 7090, insegna alle altre donne i processi di programmazione. Riesce a farsi promuovere evitando i licenziamenti a causa del pc che sostituisce le donne.
Invece, il futuro ingegnere Mary Jackson, riesce ad ottenere dal giudice il permesso di studiare alla sera in un liceo frequentato solo da uomini bianchi. La sua volontà di ottenere la specializzazione necessaria per la promozione NASA le fa valicare il muro del pregiudizio. In seguito contribuirà alla creazione della capsula spaziale per John Glenn. Il coraggio e l’azione di questa donna sono stati un grande passo avanti per l’umanità e il rispetto dell’uguaglianza.
Il diritto di contare non è un film femminista, sarebbe scontato ridurlo solo a questo. Il film parla di donne che hanno fatto la differenza lottando per l’uguaglianza e per le capacità, il talento da mettere al servizio dell’intera collettività.
A questo punto, ogni uomo o donna diventa uguale agli altri, perché per sognare lo spazio infinito serve l’intelligenza applicata al coraggio e alla determinazione. Tra le stelle non esistono segregazioni razziali o differenze, lo spazio ci vede tutti uguali.
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