Stasera va in onda (su RAI 1) la terza puntata della miniserie RAI “Il Nostro Generale”, che racconta la vita di Carlo Alberto Dalla Chiesa e la sua lotta contro le BR.

L’arresto del primo pentito

Dopo la morte di Aldo Moro il Nucleo antiterrorismo viene riabilitato dal Governo. Seguono diversi arresti. Quello di Lauro Azzolini, nel cui covo fu trovato il famoso memoriale del Presidente della DC. Non solo, anche quello di Patrizio Peci, il primo pentito nella storia del terrorismo.

Riportiamo ora alcuni elementi storici di interesse che possono essere utili per meglio comprendere la miniserie RAI.

Cosa ha fatto Patrizio Peci: eventi storici

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Il 22 aprile 1977 ha compiuto la sua prima azione assieme a Raffaele Fiore e a Angela Vai, ferendo alle gambe Antonio Munari, capo officina della Fiat, dopo averlo pedinato per settimane. L’attentato fu rivendicato il 24 aprile con un comunicato delle Brigate Rosse.

Ha pedinato Ezio Mauro nel maggio 1977, sebbene poi il giornalista non sia stato colpito. Il 30 giugno 1977  ha preso parte, assieme a Piero Panciarelli e Andrea Coi, al commando che ha gambizzato il geometra Franco Visca, dirigente Fiat. A sparare fu Andrea Coi, che ha colpito Visca anche alla milza.

Il 25 ottobre 1977 ha colpito Antonio Cocozzello, militante della DC. Ha preso parte al pedinamento e all’omicidio del giornalista Carlo Casalegno, assassinato per aver offeso, secondo quanto scrisse poi Peci, la memoria di alcuni membri della Rote Armee Fraktion, morti suicidi in un carcere tedesco nel 1977.

La testimonianza e il carcere

Peci, sulle attività che ha svolto, ha pubblico un libro in collaborazione con Giordano Bruno Guerri. Si tratta del libro “Io, l’infame” per Mondadori, 1983 in cui sono raccontati i suoi anni nelle Brigate Rosse e il successivo pentimento.

Alcuni passi sono eloquenti e descrivono in pieno lo spirito che aveva: “Patrizio Peci è morto il 18 maggio del 1983. Patrizio Peci ero io. Il 18 maggio del 1983, a Torino, l’uomo conosciuto con quel nome entrava in un Tribunale di Torino per testimoniare contro i suoi ex compagni”

Fu condannato a 8 anni di reclusione il 17 febbraio 1986, assieme ad altri componenti della colonna Mara Cagol, ai quali vennero complessivamente inflitti 13 ergastoli.

L’arresto e la convinzione delle Brigate Rosse

Sulle modalità del suo arresto e sulle ragioni del suo pentimento ci fu un gran caos per le Brigate Rosse, con risvolti tragici per la famiglia di Peci.

Secondo le fonti ufficiali, Peci fu riconosciuto per caso da due carabinieri e arrestato. Una volta in carcere, sarebbe stata l’abilità del direttore a convincerlo a incontrare il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e a rivelargli quel che sapeva riguardo all’organizzazione.

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