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Patrizio Peci, capo torinese delle Brigate rosse, il primo aprile del 1980 inizia a collaborare con la magistratura e il suo interrogatorio è l’inizio del crollo delle Brigate rosse e anche di Prima Linea, ulteriore banda armata che aveva insanguinato l’Italia. Il pentimento di Peci fu evento storico eccezionale.
Patrizio Peci viene arrestato a Torino il 28 febbraio del 1980. Appena arrestato Peci si dichiara prigioniero politico, ma poi inizia a pentirsi. A questo punto molti corpi dello Stato fanno a gara per gestire e interrogare Peci. Secondo fonti segrete sembra che i servizi gli avessero prenotato un elicottero per farlo evadere ma, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, responsabile del Nucleo speciale antiterrorismo, ottiene l’autorizzazione esclusiva per andare in carcere a parlare con Peci. Il capo brigatista inizia a raccontare come confidente dei Carabinieri alcuni fatti ma non è ancora un collaboratore di giustizia.
Grazie alle confidenze di Peci, i Carabinieri eseguono alcuni arresti tra Biella e Torino. In una cascina di Biella vengono trovati bidoni pieni di materiale brigatista e di armi. Tra queste armi c’è anche il revolver Nagant 7,62, impiegato in moltissimi omicidi delle Br torinesi.
I proprietari della cascina vengono assolti, sostengono di non sapere nulla e che le armi erano li a loro insaputa. Il motivo? Peci pentito non esisteva ancora e le sue confidenze non erano processualmente utilizzabili.
Le confidenze di Peci conducono i carabinieri a Genova, in via Fracchia. Durante la notte del 28 marzo 1980 i CC entrano in una base Br dove inizia una terribile sparatoria: quattro brigatisti vengono uccisi.
Tra morti e violenza, la sparatoria di Genova mette in crisi Patrizio Peci, che a questo punto vorrebbe tornare indietro e non parlare più. Alla fine lo convincono a non mollare la via della verità. Il suo pentimento porta le BR alla decisione di sequestrare e poi ammazzare il fratello Roberto in una rappresaglia in stile nazista.
Patrizio a questo punto fornisce un elenco completo dei militanti BR, con indicazione dei luoghi dove trovarli e per ogni attentato, l’elenco e il ruolo di chi aveva partecipato. Ogni dichiarazione viene poi consegnata al generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Le dichiarazioni di Peci portarono all’arresto di tutti i brigatisti torinesi e non solo.
I racconti di Peci sono stati la chiave per entrare nei segreti delle Br. Non solo, perché parte anche un pentimento a catena di altri terroristi.
Grazie a Peci, viene arrestato anche Roberto Sandalo, in procinto di entrare nelle Br. Sandalo decide di collaborare e inizia una emorragia di pentiti che smantellerà anche Prima linea.
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