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La Sposa, la fiction Rai scatena le critiche da nord a sud

Maria Italo La Sposa Rai 1

Screen

Nonostante il grande successo ottenuto da parte del pubblico La Sposa, la fiction Rai interpretata da Serena Rossi e Giorgio Marchesi, è stata capace di attirare anche numerose critiche. Ad essere scesi sul piede di guerra sono stati addirittura anche alcuni esponenti politici sia del Veneto che della Calabria.

La Sposa ruota infatti sulle vicende di una giovane calabrese costretta a trasferirsi nelle campagne vicentine dopo un matrimonio per procura contratto in cambio di soldi.

Le critiche piovute su La Sposa

La Rai nelle ultime settimane ha voluto riproporre al suo pubblico in prima serata la miniserie La Sposa con Serena Rossi e Giorgio Marchesi. La fiction, già quando è stata messa in onda in prima visione, è riuscita ad attirare aspre critiche equamente distribuite fra nord e sud Italia. Al centro delle polemiche il quadro delle diverse realtà italiane raffigurato nella serie.

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A salire sul banco degli imputati proprio il modo in cui sono state presentate la Calabria e il Veneto alla fine degli anni ’60. Una visione che ha scatenato critiche anche dal mondo politico. Da un lato la prima è infatti dipinta come una terra decisamente retrograda. Qui una giovane ragazza è facilmente costretta a sposarsi con un uomo mai visto in cambio di soldi.

Il Veneto d’altra parte, a detta dei detrattori della fiction, appare nella sua realtà contadina più arretrata. Un luogo dove non è contemplata l’inclusione e a fare da padrone è soltanto il denaro capace di comprare anche le persone.

La fiction Rai tocca un nervo scoperto

Anche se sono in tanti a voler sottolineare che La Sposa sia soltanto una fiction e quindi frutto della fantasia degli autori resta il fatto che abbia saputo accarezzare un tema ancora doloroso. La storia italiana è fatta anche di drammi personali e quello dei tanti matrimoni combinati soprattutto nel dopo guerra è uno di questo.

Ad accendere la polemiche calabresi riguardo la fiction è stato infatti il racconto di una “violenza” subita davvero da molte donne dell’epoca. In un momento in cui il sud era stato reso ancora più povero dal secondo conflitto mondiale quella di “vendere” le tante figlie della Calabria divenne una pratica tristemente comune.

Queste ragazze, spinte da un contesto ottusamente patriarcale, attraverso l’intercessione dei sensali venivano mandate specialmente nelle campagne del nord. Dopo aver appunto contratto un matrimonio per procura il loro scopo era di diventare nuova forza lavoro capace oltretutto di mettere al mondo dei figli.

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