“Lotta continua”, realizzato in parte a Torino con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, è un articolato docufilm che mette al centro gli anni ’60 e ’70 della vita italiana. Evidenziando vicende dalla forte connotazione storica, politica e sociale.
Alternando vecchi video, spezzoni di telegiornali o video di militanti, agli interventi di coloro che hanno vissuto quegli anni e vissuto dentro il movimento. “Lotta Continua” è un progetto unico nel suo genere, che non si limita al docufilm presentato a Torino
Ma si declina in due formati: da una parte una docu-serie in quattro episodi da 35 minuti ciascuno pubblicati su Rai Play e dall’altra il documentario cinematografico in onda questa sera in prima serata su Rai Tre alle 21:25.
Lotta continua è prodotto da Verdiana Bixio per Publispei con Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Documentari e Rai Play. Il docufilm è ispirato al libro “I ragazzi che volevano fare la rivoluzione” del giornalista Aldo Cazzullo e diretto da Tony Saccucci e scritto da Andrea De Martino, Eleonora Orlandi e Tony Saccucci.
Tony Saccucci a proposito del docufilm
In un’intervista il regista Tony Saccucci a proposito del docufilm ha dichiarato: “Verdiana mi ha detto di leggere il libro I ragazzi che volevano fare la rivoluzione di Aldo Cazzullo, da cui abbiamo preso le mosse sostanzialmente.
Io l’ho letto, ho parlato con l’autore del soggetto Andrea De Martino e ho detto sì perché volevo fare un film per i nostri figli. Perché era la storia dei ragazzi che volevano fare la rivoluzione e i ragazzi, se non vogliono fare la rivoluzione è un problema. E lo è in tutte le epoche, fin dalla rivoluzione francese. I ragazzi devono voler fare la rivoluzione”.
Parole a cui hanno fatto ecco quelle della produttrice Veridiana Bixio: “Tony ho sempre pensato che fosse la persona giusta. Un carattere forte, una preparazione storica alle spalle che credo fosse necessaria, la giusta distanza ma anche il giusto coinvolgimento. Ci siamo detti: dobbiamo raccontare in modo onesto questa storia”.
“Per me il documento dell’archivio audiovisivo ha lo stesso valore di un documento dell’antico Egitto. -conclude Tony Saccucci – Con una variante, che l’immagine crea qualche problema in più. L’immagine ha un potere che non dominiamo dal punto di vista razionale. Se il documentario deve dire la verità, bisogna porsi un interrogativo potente.
In questo caso, sapevamo di andare in contro a una possibile lapidazione. Sono sempre stato lucido, perché per me la verità è una sorta di metodo. Doveva esserci una corrispondenza tra scopo e mezzo, il mezzo è la parola e l’immagine, mentre lo scopo è raccontare la storia che volevano fare la rivoluzione.
Il documento deve diventare memoria. Non credo che ci saranno polemiche quando uscirà questo film, perché la rimozione non è la strada giusta per creare un popolo migliore. Io invece credo che sia solo e soltanto il metodo a permetterci di parlare della nostra storia recente. Va fatta una lettura lucida e razionale”.