Site icon InDirettaTV

L’ultimo giorno del generale Enrico Galvaligi: il suo sacrificio per un’altra Italia, quella vera

il nostro generale Enrico Riziero Galvaligi

penitenziaria.it

Enrico Riziero Galvaligi, il Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri, fu ucciso il 31 dicembre 1980 a Roma, da due terroristi delle Brigate Rosse.

E’ capodanno del 1980 e tutta Roma si prepara a brindare e festeggiare. Verso le 19.00 il generale Enrico Riziero Galvaligi sta rientrando a casa dopo la messa, con lui c’è sua moglie. La coppia arriva al portone di casa dove sostano due fattorini che dicono al generale che c’è un cesto natalizio per lui.

Il cesto contiene leccornie, torroni e vino e il generale vuole dare una mancia ai due giovani fattorini. Prima ancora che l’uomo riesca ad estrarre i soldi dalla tasca, uno dei due ragazzi inizia a sparare. Enrico Riziero Galvaligi cade a terra, due dei cinque proiettili sparati lo hanno colpito dritto al cuore.

Il generale Dalla Chiesa volle al suo fianco Galvaligi , nominandolo vicecomandante del Coordinamento dei Servizi di sicurezza per gli istituti di prevenzione e pena. La sua mansione consisteva proprio nel coordinare il servizio di sorveglianza nelle carceri dove erano detenuti i più pericolosi terroristi d’Italia.

Enrico Riziero Galvaligi, vittima degli anni di piombo

Il generale Galvaligi era uno stretto collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Secondo i brigatisti il generale Galvaligi aveva autorizzato l’intervento dei reparti speciali di polizia per sedare la rivolta del carcere di Trani.

Il generale fu ucciso proprio da due terroristi delle brigate rosse, dentro al palazzo dove abitava.
L’attentato è stato poi rivendicato con un volantino trovato, qualche tempo dopo, insieme ad un comunicato inerente il rapimento del giudice Giovanni D’Urso, magistrato a capo dell’ufficio detenuti, rapito il 12 dicembre dai brigatisti.
L’omicidio del generale Galvaligi, oltre a quello dell’agente di Custodia Raffaele Cinotti, rientravano in una strategia di barbara violenza eversiva, manifestata nei riguardi di chi operava nel sistema penitenziario.
Le brigate rosse, con il fronte carceri, avevano intenzione di organizzare la liberazione dei proletari prigionieri e anche di smantellare il sistema penale di massima sicurezza istituito per i terroristi.

Il generale Enrico Galvaligi e la sua Italia, quella vera

Il generale Galvaligi ha ricoperto ruoli di grande responsabilità in molte regioni d’Italia, da responsabile nelle carceri di massima sorveglianza, dov’erano detenuti terroristi di ogni colore, fermò senza alcun spargimento di sangue la rivolta delle Br a Trani. Tre giorni lo uccisero.

Il generale nato a Solbiate Arno era uomo di grande equilibrio e forte dedizione in quei terribili anni del terrorismo. In un articolo dell’epoca apparso sul Corriere della Sera, poche ore dopo l’attentato, Giovanni Testori scrisse: “Il generale Enrico Galvaligi, il suo testamento, oltre al suo sacrificio, ci danno testimonianza di un’altra Italia che è poi la vera”.

Ancora oggi vien spontaneo chiedersi se, per davvero, sia la gran parte del nostro Paese.

Leggi tutte le notizie su Film e Serie tv
Exit mobile version