“Per Elisa il Caso Claps” è la miniserie di Rai 1 che ha debuttato con le prime due puntate martedì 24 ottobre in prima serata, oltre che in streaming su RaiPlay. Al centro di questa vicenda, la lotta della famiglia della giovane di Potenza, scomparsa nel 1993 e ritrovata senza vita solamente 17 anni dopo, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza.
Responsabile dell’atroce delitto è stato Danilo Restivo, ventunenne all’epoca dei fatti, arrestato nel 2010 in Inghilterra per l’omicidio di Heather Barnett, avvenuto nel 2002.
Per Elisa – Il caso Claps, una storia vera su Rai 1
Elisa Claps il 12 settembre 1993, una domenica, lasciò la propria abitazione per recarsi in chiesa e non fece mai più ritorno alla sua famiglia. Questo dramma ha profondamente colpito l’opinione pubblica, e di recente è stato oggetto di un podcast e di una docu-serie trasmessi su Sky.
Troppi interrogativi sono rimasti senza risposta per troppo tempo, dalle circostanze del ritrovamento del corpo, alle indagini insufficienti che hanno portato all’identificazione del colpevole, Danilo Restivo. Quest’ultimo, originario di Erice in Sicilia, aveva ventun anni nel 1993 e si era trasferito a Potenza da bambino con la sua famiglia, seguendo il padre che era direttore della Biblioteca nazionale della città.
Nel corso di quella fatidica domenica del 12 settembre, Restivo si presentò al Pronto Soccorso con una mano ferita e gli abiti macchiati di sangue. Sostenne di essere caduto in un cantiere nelle vicinanze della chiesa della Santissima Trinità, ma la ferita sembrava essere stata inflitta con una lama.
Il cadavere di Elisa venne rinvenuto il 17 marzo 2010 durante dei lavori di ristrutturazione nella chiesa, un momento straziante per i suoi familiari. Nel frattempo, Restivo venne arrestato in Inghilterra per l’omicidio di Heather Barnett, avvenuto nel 2002.
Solo nel 2014, a seguito di un processo iniziato nel 2011, è giunta la condanna per Restivo, che sta scontando l’ergastolo in Inghilterra. In Italia, è stata aperta un’inchiesta parallela sul ritrovamento e sul silenzio di alcune persone legate alla curia.
Due donne delle pulizie sono state accusate di falsa testimonianza, poiché hanno dichiarato di aver scoperto i resti solo il 17 marzo 2010, mentre secondo l’accusa il ritrovamento risaliva a diversi mesi prima