Wonder, il film diretto nel 2017 da Stephen Chbosky, già autore di Noi siamo infinito, è tratto dall’omonimo romanzo di R. J. Palacio. Racconta del delicato tema dell’inserimento sociale di un bambino affetto da una deformazione craniofacciale.

L’idea del romanzo

L’idea per il romanzo nasce da una esperienza della Palacio. Questa ha infatti raccontato di essersi trovata al parco in compagnia dei suoi figli e di essersi imbattuta in una bambina affetta dalla sindrome di Treacher Collins.

La scrittrice ha vissuto un momento molto forte, che l’ha indotta a scrivere un libro per lanciare un messaggio di vita di accettazione per il diverso. Ha infatti raccontato, che dopo aver visto il bambino al parco ha deciso di allontanarsi rapidamente, temendo che i suoi figli potessero fare dei commenti spiacevoli.

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Sentitasi profondamente turbata per il suo comportamento, da lei stessa giudicato insensibile, decise di scrivere un romanzo dedicandolo a chi soffre di tale malattia.

Il libro, pubblicato nel 2012 è stato lodato fin dal primo momento dalla critica per leggerezza e la sincerità con cui la scrittrice parla di valori tanto importanti. Divenuto in breve tempo un caso editoriale, i diritti furono rapidamente acquistati dalla Lionsgate, che decise di trarne un film.

Wonder: le differenze tra il libro e il film

Nell’assegnare il compito di adattare in sceneggiatura il romanzo della Palacio, lo studios fu particolarmente attento affinché si rispettasse quanto narrato nell’opera letteraria. La trasposizione cinematografica è infatti particolarmente fedele al libro. Infatti, sono riproposti i personaggi principali come anche gli eventi più significativi.

Tuttavia, per poter condensare il racconto nelle quasi due ore di film, si è reso necessario tralasciare alcuni eventi. Infatti ad esempio, sono stati tralasciati determinati personaggi, tra cui alcuni degli amici che il piccolo Auggie conosce all’interno dell’ambiente scolastico.

In modo più evidente, però, viene ridotto il numero dei narratori. Nel romanzo, sono infatti presenti delle sezioni raccontate da personaggi terziari. Sono quelli che offrono ulteriori punti di vista al racconto. Tuttavia, non hanno trovato posto all’interno del film.

Ulteriore differenza è quella relativa alla sindrome che affligge Auggie. Nel romanzo, infatti, le descrizioni dell’autrice riguardo l’aspetto del bambino sono più severe, lasciando intendere che la malattia abbia conferito un aspetto sgradevole, dietro al quale però si nasconde un grande animo.

Nel film, sia per esigenze di trucco che per ciò che è possibile o meno mostrare in un film per famiglie, i tratti somatici sono invece stati addolciti. Ciò ha portato Auggie ad assumere un aspetto certamente fuori dalla norma, ma non particolarmente sgradito.

 

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