Va in onda in questo momento su Rai 1 Binario 21, il programma di Fabio Fazio condotto con l’aiuto di Liliana Segre nella stazione centrale di Milano. Di epoca risalente al 1931, la stazione ferroviaria di Milano consta di due livelli, uno superiore e al tempo indifferente alla vita che avveniva di sotto. E una di sotto, dove avvenivano le deportazioni verso i campi di concentramento.

Il calvario di Liliana Segre

Il 30 gennaio 1944 partì un treno con 605 persone, tra cui la Senatrice Liliana Segre, che aveva tredici anni al tempo. A pochi passi dal centro di Milano, la Senatrice ancora piccolissima, non sapeva ancora a cosa stesse andando incontro. Ma poi, nel campo di Concentramento di Auschwitz, scoprì di potersi attaccare alle cose più semplici, per sopravvivere.

“Invitami notte a immaginare le stelle”, la frase installazione dedicata al binario 21 da Liliana Segre

All’ingresso della stazione di Milano ci sarà da questa sera in poi una frase, “invitami notte a immaginare le stelle”, la frase che si ripeteva da piccola la stessa Senatrice Liliana Segre per cercare di sopravvivere, attaccandosi appunto alle stelle. Dice Fabio Fazio che c’è un filo nero su quel binario, quello della firma di Vittorio Emanuele III, sulle leggi razziali del 1938. Durante il programma si mostra la schedatura della famiglia Segre, dove di loro si sapeva tutto e si poteva risalire ad ogni informazione.

Quelli che erano schedati, la scuola Ruffini

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“Nonna, nonno, mio papà, tutti uccisi”. I presenti nel registro degli ebrei, i parenti di Liliana Segre, erano tutti destinati a scomparire. Liliana ricorda la fine dell’estate del 1938, quando a Liliana fu detto che non poteva andare a scuola. Ricorda la tavola, i visi, le espressioni di chi era colpevole, o meglio sentiva di esserlo. Così Liliana ha deciso di andare con Fabio Fazio alla scuola Ruffini, la stessa dove la sua infanzia fu interrotta. La Senatrice si racconta molto contenta di essere andata alla scuola elementare e in tempi di democrazia e libertà ha poi iscritto i suoi figli e i suoi nipoti a questo plesso. La sua classe al tempo era intitolata ad Ezio Carnelli, un soldato che era morto nella grande guerra.

Con l’espulsione ho scoperto di essere ebrea

La famiglia di Liliana Segre era laica. La notizia delle leggi razziali, aveva così sconvolto totalmente il piano religioso della famiglia Segre; anzi, suo zio era anche fascista e la stessa Liliana Segre non si era mai posta alcun problema circa la sua religione, e anzi non ci aveva mai pensato. Solo con l’arrivo delle leggi razziali e delle proibizioni, dei divieti, più di 400, aveva realizzato cosa stesse accadendo.

Pierfrancesco Favino e Paola Cortellesi recitano alcune dei divieti imposti agli ebrei

Pierfrancesco Favino legge alcune delle leggi e dei divieti, assieme a Paola Cortellesi. Un elenco fittissimo, fatto di proibizioni e divieti continui. “Non possono gestire bar, vendere alcolici”, “non possono realizzare oggetti preziosi” e tanti altri.

Liliana Segre e il secchio, cosa significava per lei quell’oggetto

Liliana Segre racconta cosa rappresentasse per lei quel secchio che era un compagno di bestialità, come dice lei, un segno di quanto si sentisse bestiale nel doverlo usare. Lo stesso motivo per cui non vuole salire sui vagoni del treno che si trovano sul binario 21, quello dove salì. Di queste 605 persone deportate ne tornarono solo ventidue. Da Milano partirono 20 convogli, tra oppositori politici, ebrei e tutti coloro che partirono.

In ogni epoca quelli che si sono ribellati all’ingiustizia

Coloro che sono stati deportati durante il trasporto, i politici che potendo scegliere hanno deciso di ribellarsi al totalitarismo. Coloro che scioperarono, puniti come se avessero commesso un delitto. Quegli uomini, ammette la Segre, hanno scelto il loro destino.

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