La terza serata del Festival di Sanremo 2023 prosegue spedita ed ecco che sul palco dell’Ariston arriva il momento del monologo di Paola Egonu che viene introdotta dal padrona di casa con parole dolci. Come se Amadeus fosse un padre per lei
Il monologo di Paola Egonu
“Uff che emozione spero di trasmettervi amore ed empatia. Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle ultime settimane di avvicinamento al Festival
Spesso in passato sono stata definita ermetica così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi un po di più. Provando a ridurre al minimo lo spazio, l’interpretazione, ma questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto
Tagliate incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore. Ho imparato che ogni pensiero una volta che si trasforma in parola e viene condivisa con qualcuno non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciata. Questo mi ha ricordato che dovremo sempre risalire all’ordine all’originale ed è quello che cercherò di fare io adesso
Io sono la prima di tre fratelli e devo tutto a mamma Younis e papà. Sono loro che mi hanno permesso di vivere un’infanzia felice, che mi hanno sostenuta e mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnatelo senza temere i sacrifici. Mi hanno aiutata a trovare un mio percorso anche se questo ha significato per loro vedermi andar via di casa a 13 anni
Io non sono madre ma sogno di diventarlo un giorno e sono certa che nessun genitore sia felice che la propria figlia cresca lontana dal suo amore e dal suo sguardo. Grazie mamma grazie mamma e papà. Grazie che per amore verso di me avete rinunciato a me alle vostre carezze e le vostre attenzioni mi sono mancate e continueranno a mancarmi. Ma sapevo, sapevamo e so che questa era la mia strada.
I perchè di Paola Egonu
Da bambina ero fissata con i perché. Perché sono alta perché mio nonno vive in Nigeria perché mi chiedono se sono italiana? Poi sono diventata grande e i perché sono continuati perché mi sento diversa? perché vivo questa cosa come se fosse una colpa? perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa?
Col tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità e che alla domanda perché io sono io, c’è già la risposta perché io sono io. Io sono quella che quando ancora mi fanno una domanda sul razzismo mi viene da rispondere così: prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l’acqua vedrete che la maggior parte delle persone
Sceglierà il bicchiere trasparente solo perché il contenuto, solo perché il suo colore ha un contenuto più limpido. Eppure se proverete a bere da uno di quei bicchieri colorati scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso sapore fresco e di vita, perché sono tutti uguali oltre l’apparenza. E se questo non è ancora abbastanza in Veneto diremmo moenia ossia smettila
Sono quella a cui lo sport ha dato tanto ma sono anche quella che non crede che la sconfitta sia solo quando perdi una partita, quando in campo commetto errori anche se vinciamo può succedere che io la viva come la sconfitta
Io gioco in attacco e l’obiettivo è quello di riuscire ad avere tra le mani la palla decisiva da schiacciare. Quella che farà punto a volte ci riesco a volte sbaglio e sto ancora imparando ad accettare l’errore. Perché quella palla che scotta quella che fa paura è il motivo per cui io di fatto sono lì. Le critiche non sono mai mancate e non mancheranno sono inevitabili. Alcune sono costruttive la maggior parte gratuite, altre e non voglio fare la vittima sono distruttive.
La maglia zzzurra
Io a fatica ho imparato che sta a noi dare il giusto peso. Sono quella che come tutti ha dovuto affrontare dei momenti brutti ma non ha mai smesso per questo. Sono stata accusata di vittimismo di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio paese. E questo solo per aver raccontato brutte esperienze che ho vissuto
Per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure. Io gio con l’Italia e indosso con orgoglio la maglia azzurra che per me è la più bella del mondo. Ho un grande senso di responsabilità nei confronti di questo paese in cui ripongo tutte le mie speranze del domani. Da giocatrice ho perso eppure queste sconfitte non mi hanno fermato
Così voglio ricordare a chi non riesce a realizzare al primo colpo il suo sogno, e poi visto che stiamo a Sanremo non è un perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni. E vi ricordo che era il 1983 e Vasco Rossi arrivò penultimo proprio su questo palco. Un altro non perdente che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi ognuno col suo viaggio ognuno diverso”