Gianmarco Tamberi, campione olimpico di salto in alto a Tokyo 2020, ha condiviso la sua emozionante storia di rinascita dopo un grave infortunio nel 2016. Durante un’intervista recente, ha raccontato il suo percorso dal dolore alla gloria.

L’infortunio prima delle Olimpiadi di Rio

Nel 2016, Gianmarco Tamberi si stava preparando per uno degli eventi più importanti della sua carriera: le Olimpiadi di Rio. Era un periodo di grande aspettativa e speranza, dato che il campione si stava dimostrando in forma smagliante e pronto a competere al massimo livello. Ma il destino aveva in serbo per lui un duro colpo.

Durante l’ultima gara di preparazione, un evento che avrebbe dovuto essere l’ultimo test prima del grande evento, Tamberi ha subito un grave infortunio alla caviglia. Questo incidente non solo ha messo fine alle sue speranze olimpiche per quell’anno, ma ha anche gettato ombre sul suo futuro nello sport.

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Descrivendo quel tragico momento, Tamberi ha detto che si trattava dell’ultima gara prima dei Giochi Olimpici e si presentava da protagonista. Ma tutto cambiò in un istante: “Dalle stelle sono finito a terra, schiacciato”.

L’infortunio è stato causato da un salto a 2.41 metri, durante il quale l’ostacolo non ha retto la pressione della rincorsa. Questo ha portato alla rottura del legamento della caviglia, un infortunio particolarmente grave per un atleta della sua disciplina.

Il dolore fisico, unito al dolore emotivo di vedere svanire il suo sogno olimpico, ha portato Tamberi a descrivere quel periodo come uno dei momenti più bui della sua vita: “Da un momento all’altro il mio sogno era scomparso”. Ha definito questa situazione “una cicatrice che mi rimarrà sempre dentro”.

Il percorso della riabilitazione

Dopo l’infortunio che ha messo in pausa i suoi sogni olimpici, Gianmarco Tamberi si è trovato di fronte a una delle sfide più grandi della sua vita: la riabilitazione. Questo percorso, comunque, non riguardava solo il recupero fisico, ma anche una battaglia mentale ed emotiva.

La gravità dell’infortunio alla caviglia ha richiesto un lungo periodo di recupero. Ogni giorno, Tamberi doveva affrontare esercizi fisici rigorosi, terapie e trattamenti medici per rafforzare la caviglia e recuperare la sua mobilità. Ma, oltre alla sfida fisica, c’era anche la lotta mentale. L’incertezza sul fatto che potesse mai tornare a competere al massimo livello lo tormentava costantemente. Ogni piccolo progresso era accompagnato da dubbi e paure.

Tamberi ha parlato delle notti insonni, delle domande senza risposta che lo assillavano e del senso di perdita che provava. “Le domande sono state tantissime, le risposte molto poche”, ha ricordato. La riabilitazione non riguardava solo il corpo, ma anche la mente. Ha dovuto ricostruire la sua fiducia, ritrovare la passione per lo sport e riacquistare la determinazione per superare ogni ostacolo.

La sua famiglia, gli amici e il team di supporto sono stati fondamentali durante questo periodo. Hanno fornito il sostegno emotivo e l’incoraggiamento di cui aveva bisogno per continuare a spingersi avanti, anche nei momenti più difficili.

La riabilitazione di Tamberi è stata un viaggio di determinazione. Nonostante le avversità, ha continuato a lavorare duramente, con la speranza di tornare a competere e, un giorno, realizzare il suo sogno olimpico.

La vittoria a Tokyo 2020

Contro ogni aspettativa, dopo cinque anni di riabilitazione e determinazione, Tamberi ha conquistato la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Riflettendo sulla sua vittoria, ha espresso la sua gioia e gratitudine, ma ha anche riconosciuto la profonda cicatrice emotiva lasciata dall’infortunio.

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