Martedì 29 agosto 2023 su Rai 2, in prima serata, si disputano gli europei di volley femminili, valevoli per i quarti di finale degli Europei. Dalle ore 21.15 spazio dunque alla nazionale di pallavolo femminile al PalaWanny di Firenze.

Tra le 14 atlete scelte dal coach, il capitano Miriam Sylla, vediamo il suo percorso di carriera sportiva ma anche i problemi affrontati in infanzia, quando viveva a Palermo.

La storia di Miriam Sylla e dei suoi genitori

Myriam Fatime Sylla è il capitano in carica della nazionale femminile di volley. L’atleta è capitano dal 2021 e ora deve difendere sino all’ultimo il titolo della sua squadra. Miriam gioca nella squadra di pallavolo del Monza. Ma prima di essere la formidabile figura di oggi, determinata, tenace e piena d’energia, la Sylla durante la sua infanzia ha dovuto fare i conti col pesante problema culturale del razzismo.

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Il capitano della Nazionale di pallavolo italiana durante la sua infanzia ha vissuto a Palermo. Durante un’intervista l’atleta ha riferito: ” A Palermo ho vissuto, grazie ai miei nonni, fino ai 14 anni. Poi con il crescente impegno sportivo non ho potuto più andarci, nemmeno in estate. Ma alla fine, per fare una bella sorpresa a mia nonna, qualche mese fa ho deciso di fare un viaggio da nonna, che non mi vedeva da un bel po’ di tempo. Lei felicissima mi ha detto che mi trova un po’ cresciuta“.

I genitori di Sylla provengono dalla Costa d’Avorio, mentre lei è nata proprio a Palermo, 28 anni fa.

Sylla ricorda così il suo passato familiare: ” Mio Papà era giunto a Bergamo, dove dormiva presso la Caritas. Ci dormiva insieme a mio zio che però soffriva molto il freddo e per tal motivo decisero di trasferirsi al Sud Italia. Una sera una signora incontrò mio padre e decise di aiutarlo. E’ stato proprio grazie a quella signora che mio padre iniziò a lavorare per la sua famiglia e in questo modo riuscì ad arrivare qui anche mia mamma.

EuroVolley 2023: Sylla, dal razzismo a capitano delle azzurre di pallavolo

Sylla si sente cittadina italiana e oggi, dopo anni, finalmente lo è. I suoi genitori si sono trasferiti e in seguito la sua mamma è morta: “Mio papà oggi lavora sui treni, e insieme a lui ci sono mio fratello e mia sorella. La mia famiglia mi manca molto, inoltro all’età di  25 anni ho perso la mamma, che è morta tra le mie braccia. Paola Egonu in quel periodo è stata davvero speciale per me. Ha mollato tutto per starmi vicina. Con Paola parlo molto e a lei ho anche raccontato che quando era piccola i compagni mi prendevano in giro, mi dicevano negra e poi svuotavano il mio zaino nel pullman; non mi facevano mai sedere vicino a loro. Oggi non odio, ma evito di perdonare se qualcuno mi chiama negra“. Miriam Sylla per 10 anni ha dovuto tenere il  passaporto verde, anche se in Costa d’Avorio non è mai stata ed è nata e vissuta in Italia: ” Durante quegli anni ho avuto una crisi d’identità, mi chiedevo: sono italiana oppure no?” ha concluso Sylla.

 

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