Donatella Finocchiaro(screen diretta)
L’appuntamento quotidiano con La Volta Buona si presenta oggi con un’attrice molto stimata in campo cinematografico. Donatella Finocchiaro catanese di origine siete nel salotto di Caterina Balivo raccontando le sue esperienze. Una notte in più è riferita agli accadimenti sulla violenza delle donne. Su vissuto ne è pieno e l’ultima risale a pochi mesi fa in cui ha dovuto chiedere aiuto.
Bravissima artista siciliana, menzionata più volte per la sua straordinaria capacità di interpretazione, Donatella Finocchiaro ha un messaggio importante che invita a riflettere molto sul tema delle donne e su come vengono considerate e trattate dalla parte del sesso forte. L’artista ne parla a ruota libera ricordando, che purtroppo anche lei, è stata oggetto di attenzione pesante da parte dei suoi ex compagni. Dichiara che il suo modo di fare così carnale piace ma poi all’improvviso scatena una gelosia immane nel partner, tanto da portarla ad abbassare l’autostima e finanche alla depressione.
Proprio pochi mesi fa è stata costretta a chiamare i carabinieri perché il suo ultimo compagno non solo l’ha aggredita verbalmente ma stava passando alla modalità fisica. Non si è trattenuta e ha dato l’allarme per preservare la sua vita. È un monito per tutti questa sua confessione così intima ma ha deciso di esternarlo per far comprendere che donna non è più sinonimo di debolezza e accondiscendenza. Amare non significa bisogno ma solo correlazione di emozioni e il bene nello stare insieme.
A 24 anni subisce una prima violenza fisica, era innamorata e il suo ragazzo di allora la possedeva nel cuore e nella mente. Era un amore malato, un disagio ma non un vero sentimento. Sebbene la nota attrice abbia subito le aggressioni, dopo arrivavano le scuse e la promessa di non farlo più. Purtroppo tante persone ci cascano, perdonano e sono condannate in un matrimonio debole da parte della donna e sempre più forte da parte dell’uomo.
Questi non sono solo fatti di cronaca ma malesseri e disagi sparsi nella società. Il rispetto deve partire dalla famiglia e proseguire nella scuola. Solo così il rigetto nella società, deve essere pieno di emozioni vere e tangibili, nulla va coperto o pressato: “Mi sento una grande responsabilità a parlarne ma ormai la sento come una missione perché può succedere a tutti. Queste situazioni sono quotidiane e possono accadere a qualsiasi età. La violenza più forte però è quella psicologica perché non ha lividi, non si vede fuori ma la conosce solo chi la subisce.”
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