Jonathan Kashanian, ex gieffino, arriva a La Volta Buona. Originario di Israele, giunge nello studio della Rai per parlare della drammatica situazione che coinvolge il suo paese. Una pagina di storia che si ripete da anni ma questa volta sembra davvero fuori controllo
Carriera in Italia
Arriva in Italia da piccolo insieme ai suoi genitori, Jonathan Kashanian, naturalizzato italiano, ha iniziato la sua carriera nel mondo della moda dopo aver ottenuto un diploma di stilista nei primi anni 2000. Ha lavorato in varie sfilate e showroom. La notorietà è grazie alla partecipazione del Grande Fratello, uno dei primissimi. La sua verve, la sua intelligenza, viene fuori da subito, tanto da vincere la quinta edizione del Grande Fratello, condotto da Barbara D’Urso e Marco Liorni. Parteciperà a molte trasmissioni, Chiambretti lo vorrà accanto a sé in molti suoi programmi come pianista e intrattenitore della serata.
I parenti rimasti in Israele
Il discorso, nello studio de La volta Buona, verte sulla crisi che sta avvenendo nella striscia si Gaza. La preoccupazione di Jonathan è per il suo paese e per i parenti. Ammette che in Israele quasi si è abituato alla parola guerra. ma adesso ha preso un’intensità mai vista. Si sente spesso con la sua famiglia ma c’è un grande terrore, purtroppo non può fare niente. La cosa che lo fa stare tranquillo è che per le strade del suo paese, si attivano delle sirene se ci sono avvistamenti di bombe e missili. Il tempo è prezioso e la corsa verso il bunker è il primo pensiero.
La religione diventa come un tabù
Il volto di Caterina si rabbuia, il pensiero di tante gente straziata dalla guerra sono vive nella sua mente. Jonathan ammette che la realtà è ancora peggio, l’orientamento religioso è ancora oggi un tabù. Disprezzare il proprio credo da parte di fondamentalisti, è davvero insopportabile da credere. Quello che succede in Israele è indescrivibile.
Il messaggio di Jonathan
Jonathan risponde alla domanda di Caterina con molta sincerità e senza disagio: “Io oggi ebreo non mi sento sicuro a Milano come in qualsiasi altra città… capisco che non c’è educazione nelle famiglie e nelle scuole… tutti postano la foto contro Aushwitz, leggono il diario di Anna Frank ma poi accadono tante brutte situazioni anche in Italia. Non si attacca nessuno per la religione, ho il terrore di vivere in un Europa dove sono sbagliato ad essere ebreo”. Il suo monito è di condanna per quanto riguarda un modo di pensare ormai superato.