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Oggi è un altro giorno, Giovanni Chinnici: “Chi fa il magistrato sa che può essere ucciso, lo fa perché ci crede”

Giovanni Chinnici, il figlio del giudice Rocco Chinnici ucciso dalla mafia, è tra gli ospiti della puntata di venerdì 21 aprile di Oggi è un altro giorno, in onda su rai 1.

Il figlio del giudice Rocco Chinnici, fa l’avvocato, con focus su diritto bancario, commerciale e crisi dell’impresa. Suo padre, Rocco Chinnici, era il capo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e fu ucciso nella strage di Palermo del 29 luglio 1983. Giovanni Chinnici è sposato con Lavinia, con cui ha un figlio che porta il nome del nonno, Rocco.

La morte del padre ha cambiato la vita di Giovanni Chinnici che ha poi scelto di lavorare in un ambito diverso da quello del padre, che ricorda in ogni momento.

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Giovanni ricorda così il giorno della morte di suo padre Rocco Chinnici: ” ricordo lucidamente quel giorno, ricordo ogni istante. Io e mia sorella Elvira siamo scesi per primi sotto casa”, ha raccontato l’avvocato.

Giovanni Chinnici e il padre Rocco, ucciso dalla mafia

La morte di Rocco Chinnici ha straziato l’Italia ma soprattutto ha sconvolto la vita di tutta la sua famiglia. La moglie, il figlio Giovanni, le sorelle. Della madre Giovanni ricorda: ” è morta anni fa, ma non superò mai il dolore per la morte di suo marito, il suo punto di riferimento. Mio padre per tutti noi era un pilastro. A quei tempi poi, non esisteva nemmeno una legge per gli aiuti economici e posti di lavoro per i familiari delle vittime di mafia. Abbiamo dovuto cavarcela da soli”.

Rocco Chinnici, come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, sapeva bene di avere dei nemici molto pericolosi, ma la sua determinazione e la voglia di legalità lo portarono al sacrificio della sua stessa vita. Il figlio Giovanni racconta: ” lui voleva far bene il suo lavoro e ci credeva fino in fondo. Quando vado nelle scuole dico ai ragazzi che se vanno in motorino, sanno di rischiare qualcosa ma vanno lo stesso. Chi fa il magistrato sa che può essere ucciso ma lo fa lo stesso perché ci crede. Senza accettazione dei rischi non si va avanti, bisogna credere in quello che si fa” racconta Chinnici.

Nella sentenza, si accenna ad alcuni referenti romani, della possibilità, secondo i pentiti, che l’idea di eliminare Chinnici fosse maturata all’interno di ambienti vicini alla Dc.

Un delitto di mafia in odor politico, dunque, in cui la mafia era braccio armato di poteri e volontà occulte. Così la pensa anche Giovanni Chinnici, il figlio del giudice, che recentemente ha scritto un nuovo libro, 300 giorni di sole, ed. Mondadori, dedicato alla memoria del padre ucciso dalla mafia.

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Sonia Bonvini

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