A Oggi è un altro giorno è stata raccontata la storia di Yannick Nkemoto Nkenja, un ragazzo camerunense che vive a Torino e in Italia ha ottenuto l’asilo politico perché è omosessuale. Nel suo Paese d’origine c’è l’arresto a causa dell’orientamento sessuale di una persona. Non essendo liberi di amare e vivere come si desideri.

Ai microfoni di Serena Bortone il ragazzo ha raccontato tutta la sua dolorosa storia fatta di terribili sofferenze da cui però è riuscito a uscire. Quattro anni dopo la morte del padre di Yannick Nkemoto Nkenja la famiglia paterna chiese a sua madre di sposarsi con uno di loro. Sua madre si ribellò e scappò. Yannick aveva 15 anni e aveva appena capito di essere omosessuale e non è andato con sua madre perché non voleva dargli un altro dispiacere.

La terribile storia di Yannick

Yannick ha però sempre saputo di essere gay, fin dalla nascita, in un Paese dove c’è l’arresto con la condanna a cinque anni di carcere. Solo se sei sospettato di essere omosessuale rischi di finire in galera. Un giorno ha conosciuto un ragazzo su Facebook e si sono dati appuntamento. Lui viveva da un amico, un giorno alla stazione degli autobus ha incontrato questo ragazzo e già vedendolo da lontano ha capito che non gli piaceva. Lo ha portato però lo stesso a casa del suo amico.

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I vicini di casa hanno intuito che c’erano due ragazzi omosessuali nell’appartamento affianco al loro. Quindi insieme a praticamente tutto il villaggio sono entrati in casa loro e li hanno picchiati per ore con bastoni e altri oggetti.

Yannick ha poi conosciuto un altro ragazzo nigeriano con cui ha istaurato una relazione che però è morto ammazzato dai libici con un colpo di pistola. Lui ha visto morire la persona amata davanti ai suoi occhi. Ha deciso quindi che “meglio morire in mare piuttosto che morire sparato in Libia”. Fortunatamente è riuscito ad arrivare in Italia dove ha fatto richiesta di asilo politico e lo ha ottenuto.

Nkemoto Nkenja ora è anche un attivista

Quando sente sua madre non può raccontarle la verità perché ha paura di farla soffrire. Il suo sogno è di avere una vita normale e tranquilla dopo tanto dolore e anni di psicoterapia. Ora fa il gelataio, vive a Torino, è bravo in cucina e attualmente è innamorato. È diventato anche un’attivista, creando un gruppo per i ragazzi rifugiati LGBTQI+ del capoluogo piemontese dopo il Pride.

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