Ospite di Serena Bortone a Oggi è un altro giorno del 21 aprile 2023, il figlio del giudice Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nel 1983: ” mi è mancato molto molto mio padre, troppo pochi i giorni trascorsi insieme” racconta Giovanni Chinnici.
Oggi è un altro giorno, Rocco Chinnici il giudice ucciso nella strage di via Pipitone
Rocco Chinnici è il giudice morto il 29 luglio 1983, nell’esplosione della sua Fiat 127 imbottita di esplosivo. L’auto era parcheggiata davanti all’abitazione di Rocco Chinnici, in via Federico Pipitone a Palermo. Il giudice aveva 58 anni. Insieme a Chinnici, nella strage di via Pipitone, morirono i suoi agenti di scorta, l’appuntato Salvatore Bartolotta, il maresciallo Mario Trapassi e il portiere del palazzo Stefano Li Sacchi. Nella strage ci fu solo un sopravvissuto, l’autista Giovanni Paparcuri, ferito però molto gravemente.
Il giudice Rocco Chinnici è stato anche il fondatore del pool antimafia, di cui fecero parte anche Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello. Rocco Chinnici ideò questo pool pensando che così più magistrati potessero occuparsi di criminalità, evitando in questo modo l’isolamento personale. Nel 1979 divenne capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo e diede vita alle indagini e misure di prevenzione patrimoniali, strumento eccellente nel contrasto alle mafie.
Rocco Chinnici, la moglie Agata e i figli Caterina, Elvira e Giovanni
Il giudice Rocco Chinnici ucciso dalla mafia, era sposato con Agata Passalacqua. Dalla loro unione nacquero tre figli: Caterina, Elvira e Giovanni. Giovanni ed Elvira il 29 luglio del 1983, quando ci fu la strage, erano in casa. I due figli del giudice furono anche tra i primi ad accorrere nel luogo della strage: ” nell’ultimo capitolo del mio libro, ho raccontato l’accaduto, anche se è stato difficile. Ho scritto tutto esattamente come lo ricordavo” racconta Giovanni Chinnici a riguardo del suo libro 300 giorni di sole. Parlando poi del padre Rocco Chinnici, ha aggiunto: ” mio padre mi è mancato molto, lui era un uomo roccioso e io ero alla ricerca della mia personalità, infatti ci scontravamo spesso. Quindi mi è mancata la parte del rapporto sereno con lui. Forse mi è mancata la parte più importante, quella di un rapporto da uomo a uomo”.
Da quella terribile strage sono passati circa 40 anni. In via Pipitone, alle 8.05 del mattino, un’auto imbottita di 75 kg di tritolo venne fatta esplodere. In quel terribile scoppio rimase ucciso il giudice Rocco Chinnici che stava per recarsi in Tribunale, e insieme a lui morirono i suoi agenti di scorta e il portiere del palazzo. A premere il telecomando per azionare l’esplosivo fu Nino Madonia, che eseguì l’ordine di morte impartito dalla Cupola insieme ad altri otto boss.