La storia di Enzo Tortora è un capitolo oscuro nella storia giudiziaria italiana. Un caso che ha catturato l’attenzione nazionale e internazionale per la sua controversia e le tragiche conseguenze. Un calvario per un uomo che aveva scalato le vette della popolarità come uno dei più valenti conduttori televisivi della Rai.

L’arresto improvviso

Tutto ebbe inizio quando Enzo Tortora fu arrestato con l’accusa di traffico di droga e di far parte di un’organizzazione criminale. La notizia fece scalpore, e il suo nome, precedentemente associato alla sua brillante carriera in televisione, divenne legato alle accuse criminali. Il noto e memorabile  presentatore, ha strenuamente sostenuto la sua innocenza, dichiarando di essere stato vittima di un terribile errore giudiziario. Tortora fu prelevato dai carabinieri mentre stava dormendo nella sua stanza all’Hotel Plaza a Roma. Erano le 4 del mattino di un giorno di inizio estate, ma anche di un incubo senza fine. La notizia dell’arresto e le immagini ammanettato, divennero un evento mediatico.

L’accusa del pentito

Enzo Tortora è stato ingiustamente accusato di traffico di droga e coinvolgimento in un’organizzazione criminale basandosi principalmente sulle dichiarazioni di pentiti criminali, tra cui Giovanni Pandico, Giovanni Melluso, Pasquale Barra. Fu trovata una lista telefonica nell’abitazione di un camorrista, che sembrava contenere il nome di Tortora. Il numero di telefono associato non apparteneva a Tortora ma pare ad un certo Tortona. L’unico contatto effettivo tra il presentatore e il pentito, riguardava una questione legata a centrini provenienti dal carcere. Furono mandati a “Portobello” ma vennero smarriti. Pandico, affetto da problemi mentali, sviluppò sentimenti di vendetta nei confronti di Tortora. Il resto è storia.

L’errore giudiziario

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La vita di Enzo Tortora è stata davvero segnata da un vortice giudiziario che lo ha trascinato in un’agonia durata dieci anni. Un lasso di tempo in cui è stato ingiustamente accusato e perseguitato. Proprio la vicenda, è entrata a far parte della storia giudiziaria italiana come uno dei più gravi e clamorosi errori mai commessi: «Io sono innocente. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti emersi dal dibattimento. Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi». Memorabili parole dettate da un uomo perbene.

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